giovedì 27 dicembre 2012

Loop

"Ma... non finirà mai?" chiedeva Sarah Connor a quel gran pezzo di ragazzo che era Kyle Reese in Terminator I. E' un'ottima domanda. In certi momenti me lo chiedo anche io. Tipo adesso.
Ho la sensazione di essere intrappolata in un ciclo che si ripete, fasi emozionali concatenate in sequenza sempre uguale, che portano inevitabilmente alle stesse evoluzioni delle medesime premesse. Devo spezzare l'incantesimo, perchè mi sono rotta le gonadi a sufficienza.

Tuttavia, sembra che gli eventi abbiano una certa immanenza intrinseca, una refrattarietà al cambiamento che mi manda in bestia. Dove sbaglio nel cercare di fottere il Destino?

Probabilmente non sono ancora abbastanza esperta. In effetti ho iniziato ad avere coscienza del potere del 'NO' da poco tempo e a volte mi dimentico di usarlo (un po' come se Daitarn 3 alla fine della puntata non usasse l'energia solare).

Più o meno le cosa vanno sempre in questo modo. Ci incontriamo per caso, amici di amici (di amici di amici) e ci piacciamo. Lui è un bel ragazzo (ok, no, non sempre; diciamo che è un tipo) e io sono la solita strafika bionda (ok, come sopra). Ci giriamo intoro un po' e io penso: Non è possibile che mi piaccia davvero questo qui... non sarà meglio quello? O quell'altro? E questo? Oppure quest'altro? E vado avanti a fare confronti per qualche giorno, fino a che una subdola vocina nel cervello mi sussurra "Non puoi sapere se ti piace se non assaggi". A quel punto la frittata è fatta e tutto precipita con velocità crescente verso il disastro.
La disfatta si computa in tre fasi. Uno: vediamo come va senza impegno; ok. Due: mi sono innamorato di te, vorrei stare con te tutto il tempo, sei la donna della mia vita; io vorrei solo vedere come va. Tre: ti amo; io no, lasciamoci.
Tempo totale: un mese e mezzo circa.

La domanda che mi manda in cavitazione la materia grigia è questa: da che dipende? Il mai abbastanza rimpianto Jarabe de Palo cantava: depende, de qué depende?, de según como se mire, todo depende...
Vero. Poichè sono abbastanza intelligente da capire di non essere Claudia Schiffer (anche se siamo composte di fatto dalla stessa materia diversamente distribuita), mi chiedo: sono io che me li cerco praticamente precotti o loro vengono a me? E perchè io invece non mi innamoro mai?

Ho una teoria. Forse è proprio la mia indipendenza ad affascinarli, la mia capacità di fare coppia senza inviare tonnellate di sms al giorno, senza sentire l'urgenza di informarli di ogni minievento che mi accade, senza, in sostanza, sfracassargli i maroni di continuo. Il fatto però che io non sia soffocante non dà loro l'autorizzazione d'esserlo al mio posto. O no?

L'innamoramento è un grande mistero. Ma anche una incommensurabile, imprevedibile botta di culo.


Nessun commento:

Posta un commento