"Ma... non finirà mai?"
chiedeva Sarah Connor a quel gran pezzo di ragazzo che era Kyle Reese
in Terminator I. E' un'ottima domanda. In certi momenti me lo chiedo
anche io. Tipo adesso.
Ho la sensazione di essere intrappolata
in un ciclo che si ripete, fasi emozionali concatenate in sequenza
sempre uguale, che portano inevitabilmente alle stesse evoluzioni
delle medesime premesse. Devo spezzare l'incantesimo, perchè mi sono
rotta le gonadi a sufficienza.
Tuttavia, sembra che gli eventi abbiano
una certa immanenza intrinseca, una refrattarietà al cambiamento che
mi manda in bestia. Dove sbaglio nel cercare di fottere il Destino?
Probabilmente non sono ancora
abbastanza esperta. In effetti ho iniziato ad avere coscienza del
potere del 'NO' da poco tempo e a volte mi dimentico di usarlo (un
po' come se Daitarn 3 alla fine della puntata non usasse l'energia
solare).
Più o meno le cosa vanno sempre in
questo modo. Ci incontriamo per caso, amici di amici (di amici di
amici) e ci piacciamo. Lui è un bel ragazzo (ok, no, non sempre;
diciamo che è un tipo) e io sono la solita strafika bionda (ok, come
sopra). Ci giriamo intoro un po' e io penso: Non è possibile che mi
piaccia davvero questo qui... non sarà meglio quello? O quell'altro?
E questo? Oppure quest'altro? E vado avanti a fare confronti per
qualche giorno, fino a che una subdola vocina nel cervello mi
sussurra "Non puoi sapere se ti piace se non assaggi". A
quel punto la frittata è fatta e tutto precipita con velocità
crescente verso il disastro.
La disfatta si computa in tre fasi.
Uno: vediamo come va senza impegno; ok. Due: mi sono innamorato di
te, vorrei stare con te tutto il tempo, sei la donna della mia vita;
io vorrei solo vedere come va. Tre: ti amo; io no, lasciamoci.
Tempo totale: un mese e mezzo circa.
La domanda che mi manda in cavitazione
la materia grigia è questa: da che dipende? Il mai abbastanza
rimpianto Jarabe de Palo
cantava: depende, de qué depende?, de según como se mire, todo
depende...
Vero. Poichè sono abbastanza
intelligente da capire di non essere Claudia Schiffer (anche se siamo
composte di fatto dalla stessa materia diversamente distribuita), mi
chiedo: sono io che me li cerco praticamente precotti o loro vengono
a me? E perchè io invece non mi innamoro mai?
Ho una teoria. Forse è proprio la mia
indipendenza ad affascinarli, la mia capacità di fare coppia senza
inviare tonnellate di sms al giorno, senza sentire l'urgenza di
informarli di ogni minievento che mi accade, senza, in sostanza,
sfracassargli i maroni di continuo. Il fatto però che io non sia
soffocante non dà loro l'autorizzazione d'esserlo al mio posto. O
no?
L'innamoramento è un grande mistero.
Ma anche una incommensurabile, imprevedibile botta di culo.