martedì 19 febbraio 2013

Se non sai chi sei, sallo!

Sì, lo so, un blog come si deve andrebbe aggiornato quasi ogni giorno. La verità è che ogni volta che mi metto al computer mi si riempie la testa di idee da scrivere e non so mai decidere su quale focalizzarmi.
Vorrei dire che non sono organizzata, che vivo nel caos ed è per questo che il risultato non è spesso efficiente, ma in realtà è l’esatto contrario. Io sono super organizzata, solo che non si vede. Sono come la magia del vero fondotinta, che ti trucca facendoti sembrare naturalmente bellissima e struccata. Con la differenza che il mio risultato non è altrettanto eccelso.

Contribuiscono a ciò due mie caratteristiche: la distrazione e il desiderio di essere perfetta. Rientrare nei miei parametri non è facile, sono particolarmente esigente e severa (lo sa bene chi lavora con me) e spesso sono io stessa che non riesco a rispettarli. Per fare in modo che il mio difetto principale non interferisca con il mio obbiettivo, devo tenere tutto sotto controllo.
Sono maniaca del controllo e nonostante ciò, qualcosa sfugge sempre.

Chiedendomi perché, la mia risposta nel tempo è cambiata. All’inizio era semplice: non mi sto organizzando abbastanza. Ho raddoppiato lo sforzo e dopo i primi risultati soddisfacenti, di nuovo un calo del rendimento. Aumento dell’incazzatura e aumento dello sforzo. Fino ad un livello sopportabile umano per le donne (che è notoriamente molto più elevato di quello dei maschi), sono andata avanti così.
Poi, complice un esaurimento nervoso da nonhonemmenolavogliaditagliarmilevene, ho mandato affanculo il mondo.

Vorrei scrivere che è stato allora che ho capito tutto, in verità ci ho messo due anni a uscire dal tunnel e ad essere in grado di riusare il neurone. Perciò diciamo che due anni dopo ho capito tutto. Facevo una quantità di cose infinita e dovevano essere tutte perfette. Ogni volta che aumentava l’organizzazione, io mi dedicavo a infinite cose più una.
In sostanza, alzavo a ogni salto l’asticella.

Faccio così anche con l’abbigliamento. Dimagrisco e finalmente sto comoda nei pantaloni? Compro la taglia inferiore, nella quale sto di nuovo scomoda e di nuovo mi metto a dieta.
Senza sfociare nella trattazione dei DCA, la verità è che non sono mai soddisfatta.
Ho scoperto che questo è un atteggiamento mentale che alcuni hanno e altri no, che non è di per sé un male ma di cui bisogna essere consapevoli se si vuole stabilire una tregua con se stessi. Ho scoperto anche che molte persone non hanno idea di come realmente sono fatte e si affidano al giudizio degli altri.

Per esempio di me si direbbe che non sono organizzata. Ma l’opinione altrui è filtrata dal modo in cui gli altri vedono se stessi e spesso fare una media non basta.
E quindi? Bisogna per forza passare attraverso un esaurimento nervoso per imparare a capire come siamo davvero e fare un percorso interiore sincero? Di sicuro aiuta ma gli effetti collaterali sono terribili. Però è anche vero che si cresce più in fretta nel dolore e spesso nella felicità invece si regredisce.

Non ho la ricetta (altrimenti l’avrei già venduta e ora farei soldi a palate), ma posso augurarmi che i momenti difficili non vengano sprecati. Certo, un calcio nei denti è sempre un calcio nei denti, anche se metaforico, e lascia un tantino frastornati all’inizio, ma può essere più utile di una carezza.

Da questo ragionamento ci ho anche guadagnato in coraggio: non ho più paura delle conseguenze delle mie scelte, perché comunque vada ne uscirò migliore.