lunedì 20 gennaio 2014

Spleen

La tristezza è una cosa relativa. In fondo alla fine potrebbero essere solo ormoni. Alle donne questo concetto è estremamente chiaro: non serve un motivo ‘reale’ per sentirsi tristi, basta che l’umore vada a puttane per mezza giornata e il gioco è fatto. Ma non è forse un motivo reale anche questo? Perché la causa chimica dell’infelicità viene non soltanto declassata a motivazione inesistente, ma addirittura considerata negativamente?
E questo ci penalizza davanti agli uomini? O dovrebbe farlo?

Sarò controcorrente ma io ritengo che sia il contrario. Da secoli noi siamo biasimate ma anche giustificate ad essere assurdamente infelici in certi momenti del mese, oppure depresse ‘senza una ragione’, o soggette a cambiamenti di umore improvvisi (ve li spiego io: una fa finta che vada tutto bene e sia tutto perfetto fino a che a un certo punto la diga crolla e la valle si allaga completamente di lacrime). E loro, i maschi? I loro ormoni sono come orologi svizzeri? Il loro cervello è sempre così pragmatico che non si inventa mai un dolore che non c’è? L’insoddisfazione in loro genera sempre voglia di rivalsa e nuova energia e mai malinconia e frustrazione?
Ma dico, stiamo scherzando? Mi stai a pigliare per il mioponfettoamandolinoinfondoallaschiena?

La verità è che esprimere tristezza immotivata è una debolezza che l’uomo non può permettersi. In primis, non piange mai. In secundis, se proprio versa qualche lacrima è perché si è rotto tibia e perone in un contrasto duro a calcetto o è morto il mentore della sua vita. Figuriamoci cosa accadrebbe se ammettesse di essere infelice ‘per i mali del mondo’! Perculamento a vita. Eppure deve sfogare questo dolore in qualche modo, un essere umano normale è come un serbatoio: senza il tubo del troppopieno esplode. E dunque cosa fa? Porta agli estremi le vie legittime che gli sono concesse.

Ecco che l’uomo non avrà mai ‘un raffreddore’: o è un lieve malessere irrilevante o è in punto di morte.

Eppure, se solo gli uomini sapessero quanto è stramaledettamente figo un uomo che confessi d’essere triste, abbracciando una sorta di empatia universale che, come un’onda, ora ti mostra le stelle, ora ti getta nell’abisso! Mica solo i poeti hanno l’esclusiva!
Evitiamo d’arrivare al Male di Vivere, però, accettabile solo se supportato da una estrema sensibilità, che negli altri casi si chiama depressione e vittimismo mischiato al narcisismo ferito.

Eh, ma allora non ti va mai bene niente!

Tipica affermazione da maschio. O è bianco o è nero. Ma secondo voi, una donna che ha qualche momento di spleen deve per forza essere depressa? E non può essere lo stesso per l’uomo?
Quanto è sexy un uomo che ammetta di non sapere tutto, ma di avere la voglia e l’energia per imparare? Quanto è affascinante un uomo che confessi di non capirti ma di amare il tuo mistero? E di rispettare che a volte sei giù e vuoi solo che qualcuno stia con te senza pretendere?

Scherzando sempre sostengo che il maschio è una razza inferiore. La verità è che siamo incompatibili, profondamente e assurdamente incompatibili. Ed è questo il bello! Far funzionare le cose, facile nei momenti up quanto complesso nei momenti down. Ma lì sta la magia.

La verità è che vorrei avere il diritto di non essere sempre un vulcano di energia positiva e riuscire ad essere apprezzata anche in quei momenti, perché sono sempre io, sempre la medesima svalvolata ed eclettica bionda. Forse se i maschi si accettassero di più, apprezzerebbero di più anche noi.

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